Canaglia
- paesaggioanordovest
- 14 giu 2017
- Tempo di lettura: 1 min
Ci siamo addentrati nel cuore della Nurra, in un luogo ricco di contraddizioni e immerso nel silenzio di una domenica estiva. Ci siamo addentrati perché incuriositi da quello che, a parte per chi ci vive e lavora, è un luogo dove al massimo ci si può perdere mentre si cerca qualche caletta deserta.
Canaglia deve il suo nome a un'antica leggenda legata a un giudice di Sassari che, al cospetto di sette persone decapitate presso un ovile confinante con la miniera di Monteferro (la località era ed è ancora nota con questo toponimo) esclamò la parola “canaglia” contro l’autore del misfatto.
La storia di questo luogo è inevitabilmente legata alle attività estrattive che lo videro protagonista dalla fine dell'Ottocento, passando per le due guerre mondiali, fino agli anni sessanta del novecento. Il territorio appare fortemente modificato dalla prolungata attività estrattiva ed è caratterizzato dagli enormi depositi di scarti, dagli scavi a cielo aperto, ora bacini colmi d'acqua piovana e dai resti che non si sono potuti smantellare e rivendere degli impianti di estrazione. Dalle enormi colline delle discariche è possibile abbracciare con lo sguardo una vasta porzione della Nurra, tra pianura, colline sinuose e, in lontananza, il maestoso Monte Forte.
Canaglia è raggiungibile da più strade asfaltate, come la S.p. 4 Porto Torres-Canaglia e quella secondaria che attraversa la frazione di Palmadula a Nord di Alghero.
Comentarios